Come primo piatto della rubrica "Affinità" Giovanni Doro della Trattoria da Doro ci propone un piatto con un ingrediente della nostra tradizione e povero, l'aringa affumicata, Nella sua re-interpretazione rivisitata ed ingentilita l'ha proposta con un "Lago di Caldaro doc" di Thomas Pichler: "Olte Reben", un vino doc da uve schiava su vecchie viti di oltre 70 anni. La discreta presenza del tannino ben si sposa con il gusto un poco pungente dell'aringa.

Ma ecco la ricetta:

Aringa in Bellavista

• Aringa
• Pane grattugiato
• Mela
• Cappuccio
• Composta di cipolle
• Olio extravergine di oliva
• Panna acida

Antica Trattoria da Doro

Nel piccolo comune di Solagna (VI) all'inzio del Canale di Brenta o Vasugana vicentina, a pochi chilometri da Bassano del grappa c'è una Trattoria in una piccola viuzza (via Ferracina) dove il tempo sembra essersi fermato. La ss47 della Valsugnana è a qualche centinaio di metri, ma "la Brenta" e le vecchie case del borgo sembrano ergere una barriera che preserva questo angolo di mondo dal caos.

Qui troviamo un locale che esiste da più di 100 anni nata come Osteria "La Speranza" frequentata da gente che andava a fare carbone. Nel 1948 il locale viene acquistato da Doro, il papà di Giovanni attuale proprietario, diventando così Trattoria da Doro. Da venticinque anni il locale è gestito da Giovanni, personaggio estroverso e curioso, che ha cominciato a gestire il locale senza alcuna pretesa, ma proprio grazie alla sua curiosità e mettendosi sempre in discussione, le sue proposte sono sempre in evoluzione. All'ingresso si trova l'Osteria ripristinando l'antica funzione del locale.

La curiosità di Giovanni si manifesta anche nella ricerca dei vini, più volte ha partecipato in prima persona alla scoperta di vecchi e nuovi produttori, assieme allo staff de La Caneva, in giro per le cantine di mezza Italia (e non solo). Nel cibo, come del resto nei vini, ricerca il connubio tra sapori e leggerezza (contrapposta alla pesantezza): come ama dire dopo aver gustato un piatto deve quasi venire il deisiderio di riassaggiarlo. A costo di attirarsi le ire di chi è stretto osservante della tradizione.

Ecco che nel suo menù compaiono ricette eretiche come il suo baccalà (che ritroverete fra qualche tempo in questa rubrica) senza (orrore!) latte, senza farina e senza parmigiano. Non potrà fregiarsi del titolo di "alla vicentina" ma è una proposta di una eleganza sopraffine. Il tutto, che non guasta, in un locale intimo e curato che dona ai commensali una pacifica tranquillità.